Che la Romagna sia una terra ricchissima di sapori, squisitezze e specialità culinarie avevamo già avuto modo di scoprirlo; ma se dovessimo scegliere un’unica pietanza in grado di mettere tutti d’accordo, questa sarebbe la piadina: un vero e proprio simbolo per il territorio, tanto da aver ottenuto qualche anno fa l’ambito riconoscimento IGP (Indicazione Geografica Protetta); la semplicità dei suoi ingredienti ha contribuito a farla conoscere in tutto il mondo, e chiunque si trovi nei territori del riccionese per una vacanza non può esimersi dall’assaggiarne almeno una in uno dei numerosissimi chioschi colorati che la servono.
Ma qual è la storia della piadina, quali sono le sue varianti locali e quali le migliori farciture per godersela al meglio? Scopriamolo insieme.
Storia e tradizione di una piatto antico: la piadina romagnola
La piadina è da secoli una colonna portante della cucina in Romagna e le prime testimonianze della sua esistenza ci arrivano addirittura dal 1200 a.C.: all’epoca erano gli Etruschi a prepararla, cuocendola su delle piastre roventi. In seguito questa tradizione venne adottata dai Romani, che contribuirono a farne crescere la popolarità durante il Medioevo: inizialmente si trattava di un cibo nobile, che veniva consumato soprattutto tra le fila dell’alta società. Ma dati gli ingredienti semplici e facili da reperire, presto questa pietanza iniziò a diffondersi anche fra i contadini e le classi meno abbienti; ai tempi era abitudine consumarla entro poche ore dalla cottura, in quanto le modalità di preparazione la rendevano rafferma nel giro di pochissimo tempo.
Non sappiamo con precisione quando si iniziò a preparare la piadina con la sua tipica forma rotonda che tutti oggi conosciamo; sappiamo però che il suo nome deriva dal termine “piàdena”, una parola che in dialetto significa “vaso”, anche se in molti pensano arrivi dalla “pita” (nome con il quale sono conosciuti i pani azzimi orientali). Certo è che che fin dai tempi dei romani la piadina veniva consumata ripiena; l’aumento delle tasse sul pane non fece altro che favorire ulteriormente la diffusione di questa pietanza, che da allora è parte integrante e quotidiana della cucina romagnola. A consacrare definitivamente questo cibo considerato povero ci pensò addirittura il poeta Giovanni Pascoli, nativo di S. Mauro in Romagna, citandola in diverse delle sue opere e definendola nei suoi scritti “il pane, anzi li cibo nazionale dei Romagnoli”: una vera dichiarazione d’amore!
Le varianti della piadina romagnola: le differenze dal nord al sud
Nonostante la piadina romagnola sia una pietanza semplice, le distinzioni e le varianti locali sono davvero numerose e sembra che ognuno abbia la sua idea su come debba essere preparata! Ad esempio, anche solo nei pochi chilometri che distanziano Rimini da Cesena si possono notare delle differenze sostanziali che riguardano soprattutto la dimensione e lo spessore della piadina stessa: la tradizione vorrebbe infatti che lungo la riviera la piadina sia sensibilmente più sottile e abbia un diametro leggermente più grande di quella che si può trovare nelle zone dell’entroterra; non esiste una regola precisa, ma è comunemente assodato che lo spessore della piadina sia maggiore nelle zone più a nord della regione per andare ad abbassarsi man mano che si scende verso sud.
Questa regola comunque non è certo matematica: basti pensare che a Rimini e Riccione una piadina può misurare intorno ai 3 millimetri d’altezza ed avere una larghezza di 30 centimetri, mentre a Cesena e dintorni è possibile trovare delle piadine alte quasi 1 centimetro e dal diametro di 20! Il riconoscimento IGP, ad ogni modo, comprende tutte queste varianti di spessore e dimensione, in quanto l’aspetto più importante è la collocazione geografica: quale che sia la forma e la dimensione (sempre e comunque all’interno dei parametri che abbiamo appena descritto), l’importante è che sia prodotta nel territorio che comprende le province di Rimini, Forlì/Cesena, Ravenna e una porzione del bolognese. Ad ogni modo, esistono ulteriori varianti della piadina molto particolari: una delle nostre preferite è quella dolce, che si prepara in occasione della festa della Madonna del Fuoco di Forlì: assolutamente da provare.
Le migliori ricette e farciture per una piadina romagnola perfetta
Dopo aver scoperto la storia di questa particolare e inconfondibile pietanza e averne distinto le varianti locali, non possiamo esimerci dal farci venire l’acqua in bocca consigliandovi qualche ricetta particolarmente gustosa. La ricetta originale della piadina romagnola, dopotutto, è semplice e prevede l’uso di pochi fondamentali ingredienti, ma le combinazioni di farciture per goderne appieno sono potenzialmente infinite; la più classica e conosciuta è quella a base di prosciutto crudo, formaggio squacquerone e rucola, ma provando a uscire dai classici binari chiunque può sbizzarrirsi giocando con idee e sapori. Per farcire una piadina, scaldatela leggermente su una padella antiaderente e ungetela con un filo d’olio extravergine d’oliva: a questo punto potrete iniziare ad aggiungere i vostri ingredienti preferiti; il formaggio, ad esempio, si ammorbidirà quasi subito e vi permetterà di ottenere un buon antipasto.
Un’altra ottima soluzione sono i salumi, dei quali la Romagna abbonda: i prodotti con il marchio D.O.P. sono infatti squisiti, come il celebre crudo di Parma, la mortadella di Bologna o il culatello di Zibello. Anche le carni bianche sono perfette, come ad esempio il petto di pollo: che sia a fettine o a straccetti (da cucinare, ovviamente, a vostro piacimento) il risultato sarà sempre e comunque gustoso, meglio ancora se guarnito con del mais e insaporito con qualche spezia o erba aromatica. Infine, la piadina si lascia apprezzare al meglio anche da chi non ama la carne e preferisce un’opzione vegetariana: il piatto romagnolo per eccellenza, infatti, è ottimo anche se gustato con delle verdure crude, al forno oppure grigliate!